In una scuola elementare francese il docente chiede agli allievi di indicare dei concetti collegati al colore «giallo». I bambini partecipano vivacemente alla lezione. Dicono parole come «oro», «Australia» o «fuoco». Il docente chiede anche a un giovane nero: «Mohamed, hai anche tu un’idea?» Il ragazzino scuote la testa. Alla fine il docente continua con il colore «nero». I bambini fanno anche in questo caso molte proposte: «Nero come una palla di cannone, come il lutto, come l’Inghilterra, come la magia.» Ora anche Mohamed prende parte alla discussione. Il colore nero gli fa venire in mente «la notte» e «un pipistrello».
Dopo la scuola, Mohamed torna a casa in bicicletta. Lungo la strada arriva in una piazza sabbiosa dove molti giovani stanno giocando a calcio. In quel momento il pallone vola fuori dai confini del campo da gioco fino alla ruota anteriore della sua bicicletta. Non è ancora riuscito a restituire la palla, quando un giocatore dalla pelle scura lo apostrofa abbastanza sgarbatamente: «Ehi, negretto, butta la palla!» Mohamed prende la sua bici, monta in sella e pedala a testa bassa fino a casa. Entra nell’appartamento, rientra nella sua stanza e si sdraia pensieroso sul letto. La sua sorella maggiore va da lui a consolarlo. Le dice che non vuole più essere chiamato Mohamed. Preferirebbe che lo si chiamasse Kevin.