Educazione religiosa: quanta pace celano i libri sacri?

 

Testo e foto: Daniel Fleischmann

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Uccidere in nome di Dio?

Molte guerre hanno avuto motivazioni religiose. Bibbia o Corano, in entrambi i libri si trovano passaggi molto belli­ cosi. Nelle sue lezioni di educazione religiosa, Christian Peter insegna l’abilità della lettura critica dei testi: le verità sono state spesso concordate.

Uno dei Dieci comandamenti afferma: non uccidere. Ma quando vide che gli Israeliti adoravano un vitello d’oro nella loro ricerca di Dio, Mosè distrusse le Tavole della Legge e ordinò ai Leviti di uccidere 3000 uomini – «fratelli, o amici o parenti!» (Es 32,27 TILC). È mercoledì, una bella giornata di giugno. Nell’aula 533 della Scuola cantonale di Zugo, Christian Peter insegna educazione religiosa a una prima classe. Sulla parete è proiettata un’immagine del Patriarca della Chiesa ortodossa russa. Cirillo ha giustificato la guerra contro l’Ucraina come lotta «metafisica» contro l’Occidente - sebbene anche i membri della sua Chiesa vivano lì. «Come dovrebbero reagire queste persone?», domanda Christian Peter alla sua classe. «Cirillo dovrebbe essere eletto ai voti», dice qualcuno, «potrebbero fondare una loro Chiesa.» Oppure: «Si potrebbe uccidere Cirillo.»

Quando si parla di pace, le religioni sono riferimenti incerti. Le verità dei libri sacri sono spesso formulate in modo vago. LRA, acronimo di Lord’s Resistance Army, è un’organizzazione terroristica cristiana dell’Uganda, «probabilmente il gruppo di ribelli più brutale del mondo», come ha affermato un esperto. Christian Peter mostra uno spezzone di un documentario in cui un membro della LRA giustifica i rapimenti con le parole di Gesù: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini» (Mt 4,19 TILC).

La «spada» significa guerra o solo lotta?

La lezione che segue riguarda il riconoscimento del fatto che, come dice un’allieva dopo la lezione, «si possano interpretare le sacre scritture in modo diverso». «È facile estrapolare i passaggi dal contesto, per poi adattarli facilmente alle proprie idee», afferma un altro allievo. Christian Peter ha preparato un apposito esercizio: presenta alla sua classe cinque sure del Corano, da interpretare in modo bellicoso o pacifico – come avrebbe fatto al-Baghdadi secondo lo Stato Islamico o il teologo liberale Muhannad Khurshid. Come si possono interpretare termini come «lotta», «sedurre» o «bene»? Cosa s’intende quando si parla di «trasgressioni» o di «via di Dio»? La classe lavora anche su un passaggio della Bibbia: «io non sono venuto a portare la pace, ma la discordia» (Mt 10,34 TILC). Un cristiano può schierarsi a favore della guerra? Oppure la spada, in greco machaira, non significa affatto guerra, ma solo lotta?

Gradualmente le due lezioni volgono al termine. «Le verità religiose o sociali», afferma Christian Peter, «sono spesso tematiche su cui si concorda.» Per noi la stretta di mano è un gesto di cortesia. Per alcuni musulmani, tuttavia, è una forma di vicinanza indesiderata. In questa classe di educazione religiosa, le allieve e gli allievi imparano a trovare la loro strada – come formulata nell’RRM – nell’ambiente sociale e culturale, a livello svizzero e internazionale.

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